I mille volti d'Oriente, di Aristide Malnati. Foto copertina di Gabriele Ardemagni
I mille volti d'Oriente, di Aristide Malnati. Foto copertina di Gabriele Ardemagni

I mille volti d’Oriente, di Aristide Malnati

Oggi vi parliamo del romanzo dell’egittologo ed ex gieffino Aristide Malnati dal titolo “I mille volti d’Oriente”, scritto in collaborazione con la giornalista Virginia Reniero.

Un racconto vivace e dettagliato, ricco di aneddoti, che ripercorre i cinque viaggi che i due hanno fatto nel Sud-Est asiatico, poco prima che dilagasse il Covid. Abbiamo raggiunto Aristide Malnati per saperne qualcosa di più a riguardo per la nostra rubrica “Libri e Scrittori”.

IL LIBRO E’ DISPONIBILE QUI

Aristide Malnati benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, di che parla il tuo nuovo romanzo “I mille volti d’Oriente”?

Anzitutto, il libro che ho scritto a quattro mani con la collega giornalista Virginia Reniero, edito da Giraldi Editore, sarà acquistabile in tutte le librerie d’Italia, su Amazon e altre piattaforme digitali a partire dal prossimo 28 febbraio. Si tratta del racconto, molto vivace e dettagliato e soprattutto ricco di spunti e aneddoti, dei 5 viaggi che io e Virginia abbiamo compiuto qualche anno fa, in 5 Paesi del Sud Est asiatico, prima che scoppiasse la pandemia da Coronavirus, con l’intento principale di realizzare immagini per le puntate della trasmissione Storia e Misteri (su Telenova, emittente di Famiglia Cristiana visibile in gran parte del Nord Italia sul Canale 18 e ovunque in streaming) di cui siamo autori e conduttori.

Chi sono i protagonisti del racconto?

Ad emergere nel racconto è il caleidoscopio di anonimi personaggi dell’estremo oriente: contadini, pescatori, ranger nella giungla, persino santoni e stregoni di villaggi, ma anche impiegati colletti bianchi delle grandi megalopoli come Bangkok e ovviamente business men, senza dimenticare i bonzi, i monaci e i predicatori in genere soprattutto di Induismo e Buddhismo, oltre a preti cattolici e missionari, come Padre Virginio sulla sperduta isola di Palawan (Filippine). E poi i bambini, giovanissimi e vivacissimi interpreti della gioia di vivere di queste terre, che nel libro appaiono in tutta la loro esuberanza e che sono un invito alla gioia e alla vita.

Uno spazio privilegiato è riservato anche alla natura…

Sì, senza dubbio. Spazio privilegiato è riservato alla natura: giungla intricatissima, fiumi vorticosi e cascate, piantagioni e risaie, atolli corallini dalle spiagge bianchissime, ma anche asfissianti contesti urbani di metropoli intasate dal traffico. E qui i protagonisti sono gli animali selvaggi, colti nella loro bellezza ancestrale: nella giungla di Sukau (Borneo malese) siamo entrati discreti, in punta di piedi, e abbiamo dialogato con gli oranghi; bellissimi i piccoli oranghini orfani del Centro di Riabilitazione di Sepilok, sempre nel Borneo malese, nutriti con biberon e piccole banane, prima di essere riconsegnati alla foresta primaria, loro habitat naturale. Poi elefanti pigmei, scimmie con proboscide, coccodrilli, serpenti ad anelli giallo-neri, la vipera verde degli alberi (che ho affrontato e quasi sfidato, ignorando che fosse velenosissima) e ancora uccelli (come l’uccello del paradiso) e pesci di tutti i tipi e colori, come le mante, tra le quali Virginia si è tuffata e ha danzato.

Un capitolo a parte è riservato al celebre Drago di Komodo. Ci racconti Aristide Malnati?

Capitolo a parte merita il Drago di Komodo, primordiale discendente dei grandi dinosauri, che vive solo a Komodo e Rinca, isole dell’Indonesia a est di Bali, che io e Virginia abbiamo guardato a tre metri di distanza! Un mondo, quello che emerge, che è il mondo di Sandokan, con Virginia che molto assomiglia a Marianna, la perla di Labuan (Carol Andrè), con me che non sono certo la tigre della Malesia (Kabir Bedi giovane), e ci mancherebbe altro, ma assomiglio per lo più a Yanez, il fido compare di Sandokan, in chiave più goffa.

Si tratta di un racconto di viaggi che, però, punta molto anche sull’ironica e sull’autoironia come cifra stilistica…

Ecco, l’ironia e l’autoironia sono tra le principali cifre comunicative che abbiamo usato: prendiamo in giro e ci prendiamo in giro. “Vittima”, bonaria e consenziente, dei nostri strali letterari è Gabriele Ardemagni, il fido cameraman, che non si è tirato mai indietro e che ha filmato il drago di Komodo in tutti i suoi tre metri di forza selvaggia, ma che si è abbandonato anche ad abbondanti sperimentazioni gastronomiche, tra serpentelli e scorpioni fritti e diavolerie culinarie varie (in questo seguito da me, anche io gastronauta curiosissimo), suscitando l’ilarità dei nostri compagni di viaggio e il bonario rimbrotto di Virginia.

Qualche aneddoto, qualche disavventura simpatica che vi è capitata?

Virginia, ogni tanto, ha rischiato con lo stomaco: come quando sulla spiaggia dorata di Phuket (Thailandia) ha rischiato di prendersi un’infezione intestinale per aver ingurgitato qualcosa di guasto (forse un gelato), abbondantemente innaffiato da Vodka durante un party etilico sulla spiaggia.

Presto andrà in onda anche uno speciale televisivo che racconterà, come il libro, i vostri viaggi…

Abbiamo visitato un mondo che è il nostro mondo: nel libro lo abbiamo descritto e in “Storia e Misteri” lo abbiamo raccontato per immagini video. Presto andrà in onda uno Speciale, l’ennesimo, forse il più bello, sul Sud Est asiatico. Verranno ripescate immagini inedite delle foreste di Sandokan (Sukau, fiume Kinabatangan, Danum Valley), atolli edenici (Lankayan, Isola di Gaya) e i loro spettacolari abitanti-amici animali; ci saranno città, villaggi, piste sterrate, contadini, pescatori, ranger, barcaioli, i templi induisti e buddhisti di Angkor (Cambogia). Un’avventura straordinaria, tra natura incontaminata e culture millenarie, in onda su Telenova nella prossima primavera assolutamente da non perdere.

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