Marilina Succo: in continua connessione con il mondo
Intervista a Marilina Succo, interprete di Ines Viviani Donarelli, prima annunciatrice radiofonica in Nato il 6 Ottobre
Marilina Succo è tra i protagonisti del film di Pupi Avati, “Nato il 6 ottobre”, un progetto che le ha regalato nuove sensazioni, emozioni, così come la possibilità di essere diretta da due abili registi, Avati e suo fratello Antonio…
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Marilina Succo. Avremo presto modo di vederti nel film di Pupi Avati, “Nato il 6 ottobre”. Cosa puoi dirci a riguardo?
Il mio ruolo è piccolo ma molto emblematico. Impersono la violinista Ines Viviani Donarelli, prima annunciatrice radiofonica della radio, nel 1924, e ciò per puro caso. Un ruolo che inizialmente le fu tolto ma poi riassegnato, in un secondo momento. Una donna con una sua storicità, cosa non da poco.
Cosa ha rappresentato la possibilità di essere diretta da Pupi Avati e da suo fratello Antonio?
Un grande onore, un’esperienza bellissima! Due persone simpatiche, austere, vecchio stampo ma il tutto inteso con un’accezione positiva. Un modo di lavorare pulito, molto veloce, con poche ripetizioni. Sono stata accolta benissimo ‘in famiglia’, nonostante sia subentrata in un secondo momento.
Cosa sta regalandoti questo viaggio nella recitazione?
Tante cose! Mi sono laureata all’Accademia di Arte Drammatica a Milano e ho avuto sin da subito la fortuna di poter lavorare in teatro e successivamente al cinema e in alcune fiction. Un percorso che mi sta regalando davvero tanto, consentendomi di costruire un personaggio, una cosa che amo particolarmente. Una volta sul set, ho già impacchettato il mio ruolo, è solo da mettere sui binari, come un treno, e lasciarlo andare…
Sei quotidianamente nelle case altrui con Rai News 24, quali soddisfazioni a riguardo?
Non ho mai fatto la conduttrice. Si tratta sicuramente di una bella gavetta, un modo di approcciare totalmente diverso che mi regala belle soddisfazioni, un riscontro veloce con il pubblico. In America questo ‘ruolo’ è molto in voga, regala delle piccole pillole del mattino, alle 7.55. Un modo per augurare una buona giornata a tutti…
I più fortunati hanno avuto modo di assistere, recentemente, ad una tua mostra personale, a Roma…
Si, mi sono diplomata in arti grafiche, una passione mai abbandonata. Ho sempre disegnato con piacere, fatta eccezione per il periodo post studi, anche se con poca coerenza, inizialmente, finché non sono stata scelta da un’azienda di illuminazione museale, due anni fa. Con il tempo ho realizzato anche altre mostre, sono stata scelta da Amnesty International, cercando sempre di lavorare regalando un momento, grande attenzione al singolo. Proprio lo scorso anno ho messo in piedi una performance, “The Process”, facendo sì che le persone potessero interagire tra loro, entrando ognuno nella frequenza dell’altro. Un riscontro più che emozionante, con persone che hanno anche pianto, a cui ho semplicemente fornito degli strumenti…
Cosa manca ancora a questo tuo percorso?
Ciò che più mi auguro è la possibilità di poter vivere di questo mestiere, nella maniera più assoluta. Non provengo da una famiglia di artisti, ho lasciato casa, vicino Torino, a soli diciotto anni e non desidero altro.
Quale arte non hai ancora ‘toccato’?
Mi piace molto cantare, seppure non abbia mai studiato. Canto sotto la doccia, al momento (ride).
Cosa puoi anticiparci sul tuo futuro artistico?
Posso dirti davvero poco, nulla, da brava scaramantica quale sono. Saprò dirvi qualcosa di certo in futuro…