Incontro in un ricordo con… Hermann Nitsch

Hermann Nitsch. Foto di Augusto De Luca

Incontro in un ricordo con… Hermann Nitsch

Per la rubrica “Incontro in un ricordo” di Augusto De Luca, oggi parliamo di Hermann Nitsch e della sua arte provocatoria.

Hermann Nitsch era uno dei massimi esponenti dell’Azionismo Viennese. Artista molto discusso ma già presente nella storia dell’arte internazionale. Hermann Nitsch, é una figura influente nel regno della performance art e del teatro d’avanguardia, conosciuto per il suo lavoro provocatorio e spesso controverso che intreccia elementi rituali con esperienze corporee.

La sua opera è caratterizzata dall’esplorazione radicale di temi come la morte, il sacrificio e la trascendenza attraverso performance viscerali che spesso coinvolgono sangue e interiora di animali. Il lavoro di Nitsch sfida i confini tradizionali tra arte e vita, invitando il pubblico a confrontare le proprie percezioni dell’esistenza e della mortalità. Queste performance sono caratterizzate dalla loro natura immersiva, coinvolgendo il sovraccarico sensoriale attraverso il suono, il colore e la fisicità. Nitsch cerca di creare uno spazio trasformativo in cui gli spettatori possono impegnarsi con i propri istinti primordiali.

Questo approccio solleva interrogativi significativi sul ruolo dell’arte nella società e sulla sua capacità di provocare risposte emotive. I contributi di Nitsch all’arte contemporanea sono stati accolti sia con consensi che critiche; tuttavia, il suo costante impegno nell’esplorare l’esperienza umana attraverso l’arte rimane innegabile. Il suo lavoro continua a ispirare discussioni sulle intersezioni tra performance art e filosofia, psicologia ed etica nel discorso contemporaneo. Non era un uomo che si lasciava ritrarre facilmente, anche perché non essendo più un ragazzino, aveva qualche problema di salute. Molto discreto, schivo e solitario, talvolta poteva apparire per questo motivo come un personaggio scontroso ed introverso.

Dopo averlo conosciuto però, ebbi modo di apprezzare la sua dolcezza e affabilità che veniva fuori poco alla volta, frequentandolo e conversando con lui. Per fotografarlo contattai il gallerista Giuseppe Morra, che conosco da anni e che gli ha dedicato uno splendido palazzo di sua proprietà, ex centrale elettrica, che ora porta il nome di “Museo Nitsch”, sito in vico Lungo Pontecorvo a Napoli. Viveva nel suo castello di Prinzendorf, a cinquanta chilometri da Vienna, e raramente veniva nella città partenopea, così, per ritrarlo, ho dovuto avere pazienza e attendere qualche settimana. L’incontro è avvenuto appunto nel Museo a lui dedicato, che ha un magnifico belvedere da dove si può ammirare tutta la città di Napoli; è proprio lì che ho fatto diversi scatti fotografici.

Nitsch mi ha assecondato in tutto e si é mostrato molto incuriosito dal mio modo di fotografare. Solitamente sono molto veloce e, dopo qualche click, capisco di avere la foto giusta, ma con lui, approfittando della sua grande disponibilità e del tempo che mi dedicava, ho realizzato molte immagini con inquadrature diverse. In questa pagina ho deciso di pubblicare questa foto rettangolare che amo molto e che mi ricorda il padre degli dei nell’Olimpo, per la barba e quelle nuvole gonfie e barocche alle sue spalle. Anche la sua espressione e gli occhi immersi in pensieri lontani, gli danno un’aria immortale. Devo riconoscere che, senza dubbio, è stato un grande privilegio avere in posa avanti alla mia fotocamera un modello così illustre.

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