Incontro in un ricordo con… Concetta Barra

Concetta Barra. Foto di Augusto De Luca

Incontro in un ricordo con… Concetta Barra

Per la rubrica “Incontro in un ricordo” di Augusto De Luca, Concetta Barra e il suo straordinario talento teatrale.

Artista per caso, grande attrice e cantante, interprete straordinaria della cultura napoletana, fu Roberto De Simone, che lavorava con il figlio Peppe Barra, a chiedere a Concetta Barra di intraprendere la carriera teatrale. Concetta Barra, nata a Procida, è una figura cardine nel panorama della musica e del teatro napoletano.

I suoi contributi non solo evidenziano il ricco patrimonio culturale di Napoli, ma riflettono anche il suo profondo impatto sulle arti dello spettacolo italiane. La carriera di Barra ha attraversato diversi decenni durante i quali è diventata famosa per le sue performance che incarnavano l’essenza della tradizione partenopea. Oltre ai suoi successi teatrali, Concetta Barra era una cantante esperta che ha infuso le tradizionali melodie della sua terra con il suo stile interpretativo unico. Concetta ha arricchito il tessuto culturale di Napoli, ma ha anche aperto la strada alle future generazioni di artisti per esplorare e celebrare le proprie radici. L’eredità di Concetta Barra continua attraverso la sua famiglia, in particolare attraverso il figlio Peppe Barra. Questo sodalizio non solo ha preservato, ma ha anche rivitalizzato il teatro tradizionale napoletano.Viveva con il figlio all’ultimo piano di un palazzo antico in una stradina prima del Museo Archeologico Nazionale.

Io e il mio assistente andammo a prenderla con l’auto; volevo fotografarla in esterno, con qualche scorcio della città. Era troppo partenopea per immaginarla con uno sfondo diverso. Appena salì a bordo cominciarono le sue straordinarie battute in napoletano. Eravamo in preda ad una continua crisi di riso. Non riuscivo più a guidare. Ogni parola, ogni argomento provocava in Concetta un’immediata reazione verbale, una pronta ed intelligente freddura che, accompagnata alla sua mimica facciale, diventava irresistibile. Sembrava quasi che avesse dentro di sé un copione naturale da cui attingeva inesauribili gag argute e spiritose. Un vulcano in eruzione, un’esplosione di allegria compiaciuta. Si divertiva molto a divertire e noi eravamo felici di assistere, anzi, di essere coprotagonisti in quello spettacolo di varietà del tutto improvvisato.

Ad un tratto ci disse: “Sono napoletana e sarei stata napoletana anche se fossi nata a Milano… sono sicura che in quel caso avrei inventato ‘o panettone ca’ pummarola ‘ncoppa”.

Girammo ancora un po’ e arrivati a Mergellina cominciammo a passeggiare sul lungomare. Era una stupenda giornata di sole e io, guardandomi attorno, decisi di fotografarla insieme al Vesuvio che, appena accennato, doveva fare capolino in fondo all’immagine, per sottolineare che Concetta era Napoli e che Napoli era Concetta. Come nella scenografia di un teatro vuoto, di un palcoscenico, di una quinta teatrale dove il protagonista è il suo viso incorniciato da un meraviglioso scialle arabeggiante e il Vesuvio il suo unico partner con cui duettare… insomma, l’apologia, l’esaltazione della napoletanità nella sua essenza più vera.

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