Jago: un giro di fantasia per Roma con lo scultore

Foto dal web di Prairat Fhunta

Jago: un giro di fantasia per Roma con lo scultore

Un incontro totalmente di fantasia con un grande artista, Jago, a spasso per Roma in Vespa sidecar destinazione Porta Portese

Eccoci ritornati con un nuovo artista, Jago, uno scultore, un giovane artista contemporaneo, naturalmente sempre con la stessa, pazza, folle, smisurata, irrefrenabile, inesauribile fantasia per il tentativo di entrare in sintonia con un artista che trovasi altrove impegnato con il suo lavoro prezioso, vi pare quindi che potevo disturbarlo?

No di certo e così ho inventato una conversazione interpretando il pensiero geniale di un artista e il suo modo di vedere le cose come se lo avessi avuto di fronte, ma fantasia a parte quello che adesso mi importa è che voi lettori, possiate appassionarvi all’arte venendo a conoscere quella appunto di un artista che si chiama Jago.
Vi confesso, la mia vita artistica è molto legata al caso lascio fare ad esso, mi riferisco nello scegliere, nel trovare arte e artisti da descrivere, infatti il caso ha voluto che poco tempo fa grazie a Giuseppina e il suo amore per l’arte, da lei ho avuto la dritta per portare a spasso per Roma, in sella alla nostra pazza Vespa sidecar, per l’occasione questo nuovo artista nulla affatto trapassato seppur bisogna dire che con il divino, Jago ha una certa relazione.
E così oggi, amici lettori, come al solito esco a razzo come un pazzo dal garage di Piazza Margana e per l’occasione la Vespa è tinta in finto marmo, oddio! Fa un po’ impressione sembra una lapide su tre ruote, mi fermo un attimo e la drippo al volo con un bel fucsia, per caso amici lettori il dripping lo preferite rosso? Bene eccovi accontentati e adesso fatemi andare all’appuntamento con Jago che sono in ritardo, eccolo lì l’artista e per farvelo conoscere salite a bordo la fantasia è accesa avanti tutta, questa storia può essere non vera ma apparirvi come se lo fosse.

-Jago, buongiorno
-Oh! Ma allora è vero quello che dicono gli altri artisti che fai sempre tardi agli appuntamenti!
-Hai ragione, sai per renderti onore la vespa è stata pittata a finto marmo, però per paura che mi scambiassero per uno delle pompe funebri al volo con il dripping l’ho rifatta di rosso, che dici? Ti piace?
-Che posso dirti? Di Pollock c’è né uno tutti gli altri son nessuno, comunque basta che non ci prendono per matti.
-Ma no, ormai i lettori sono abituati, senti Jago io avrei un idea.
-Quale?
-Ti vorrei portare a Porta Portese ma non quella di adesso ma quella di ieri che ne dici?
-Oh! Decidi tu basta che ci sbrighiamo che ho molto da lavorare.
-D’accordo allora apri il cassettino, prenditi un cioccolatino e spingi il pulsantino.
-Questo?
-Sì e adesso ce né andiamo indietro nel tempo all’anno 1978.
-Ma io neanche ero nato!
-Lo so, ma non sei contento di vedere come eravamo?
-Ma sì, piuttosto ai lettori hai spiegato bene che quello che ci diciamo adesso è frutto della tua fantasia?
-Ma sì, ma d’altra parte se adesso stiamo andando indietro nel tempo all’anno 1978 e io e te non siamo Marty Mc Flay e Doc Brown, questa è una Vespa sidecar e non è la De Lorean DMC – 12 il lettore come può crederci?

E così io e Jago con un bel salto indietro nel tempo ritorniamo alla Roma di quasi mezzo secolo fa, dieci anni prima la società stava cambiando, il mondo della musica l’aveva trasformato, i giovani si scoprirono capelloni e più ribelli, eravamo andati da poco sulla luna ma gli anni dopo, che qualcuno chiamò “di piombo” l’aria divenne più pesante piena di tante paure e pressioni, il 1978 fu un anno tosto ma la gente doveva campare lo stesso e adesso con la Vespa io e Jago venendo da lungo Tevere svoltiamo a sinistra e passando sotto la porta che era quella del 1664 eccoci nel mezzo della confusione storica del mercato,

-Jago vorrei farti qualche domanda.
-Dimmi tutto
-Puoi farmi vedere le tue mani?

Jago me le mostra, le guardo, le tocco, sorrido.

-Sei un grande! Di queste mani dovresti fanne una copia in gesso per lasciarle ai posteri
-E perché?
-E’ facile, sei un vero artista, un gran lavoratore manuale e pure coraggioso.
-Oh! mica faccio il pompiere!
-Sei coraggioso perché la scultura è fatica, dedizione, pazienza, forza fisica, occhio lungo, amorevole con il marmo che è freddo ma grazie a te si infiamma e poi altra cosa significativa hai lasciato l’accademia senza terminarla e quindi prenderti il diploma, beh! Amico mio lo capisci che sei troppo forte?
-Io ti ringrazio ma io sono me stesso da sempre e se non fossi così come farei a parlare con tutta la gente che con le mani scolpisco e faccio nascere?
-Beato te.
-E vabbè ma sapessi come sto quando finisco un’opera.
-E’ dura è!
-Però sono contento e quanto basta, ma lo sai che ad essere scultore c’è pure un altro lato positivo?
-E qual è?
-Modestia a parte l’arte mia nell’ambiente è abbastanza nota eppure la faccia mia è anonima e sconosciuta, posso andare a mangiar la pizza e nessuno mi punta il dito addosso, dicendo “Oh! Quello è uno importante!” vado a prendermi il caffè e nessuno mi pensa, nessuno mi guarda, sembro uno dei tanti, quindi caro Walterino io sono “qualcuno” ma a parte quelli dell’ambiente non lo sa nessuno e posso stare tranquillo, lavorare come mi piace e girare il mondo libero e felice, ti pare poco?
-E già, senti un po’, secondo me tu hai anche una grande missione da compiere.
-Oh! Te l’ho detto prima, mica faccio il pompiere!
-Ma no, la tua è una missione diversa e cioè esse da esempio a tanti artisti che hanno il talento ma non credendo in se stessi si arrendono e lasciano perdere l’arte, ma non solo, tu saresti un buon esempio per quelli che si credono artisti già arrivati e invece devono ancora lavorare tanto, questi ad un certo momento salgono sul piedistallo e si sentono padroni dell’arte, quindi vedendoti potrebbero farsi un esame di coscienza, un bel bagno nella vasca dell’umiltà e mettersi a lavorare, proprio come fai te, giù dè sudore, giù a testa bassa, giù a lavorare non per se stessi ma per la gente, per tutta l’umanità.
-Che posso dirti? Io faccio il mio e provo a fare le cose fatte bene, forse non diventerò mai una super star, preferisco volare basso, tu hai ragione solo così posso essere da esempio per tanti, come dici tu e portare a compimento questa missione.
-Sei giovane, io ho fiducia in te, anche perché, a mio parere sei un predestinato e non puoi tirarti indietro
-Chi io? Ma che sei matto? Io vado avanti come un treno.
-Ecco perché dico che devi essere un buon esempio, ora vorrei farti una domanda un po’ sensibile.
-Ti ascolto.
-Come fai a convivere lavorando nel silenzio, riferendomi al fatto che quando sei al lavoro intorno a te non senti volare una mosca.
-Walterino, non siamo mai soli, hai ragione, quando lavoro , lo faccio in santa pace però con la convinzione, mettiamola così, che chi sa per quale alchimia non mi sento solo e non soffro nel silenzio, tieni poi presente che i personaggi che scolpisco metaforicamente non sono muti e infine diciamola tutta, senza rumore la concentrazione è assicurata, comunque io percepisco che vorresti farmi una domanda ma non hai il coraggio di porla, coraggio spara.
-Ho paura.
-E di cosa?
-Tu hai le mani pesanti.
-Forza sbrigati altrimenti per davvero prendo lo scalpello ma quello ad aria compressa!
-Perché hai fatto lo scultore e non il pittore?
-E’ facile, perché scolpire è un azione lenta, metodica, soffice anche se il marmo è duro, soffice come un batuffolo di cotone, vedi c’è morbidezza nel contatto, c’è calma, attenzione, lentezza, mi sembra che già te l’abbia detto, tutto si fa piano senza correre dosando energia ed emozione, tutto con amore, piano, piano, piano, ogni minuto è eternità e io fermo il tempo e poi bisogna dirlo, con la pittura fai un gran casino, hai le mani sempre sporche e se non stai attento la tinta ti finisce pure in faccia, chi ti vede può scambiarti, con tutto il rispetto per la categoria, per un imbianchino, a me male che mi va’ mi scambierebbero per un fornaio.
-Un Fornaio? mica male, a proposito di mangiare, dopo vogliamo andare prenderci bella grattachecca là a quel chioschetto? Adesso invece una domanda che ti tocca più da vicino, puoi dirci del museo che ti hanno dedicato a Napoli?
-Tu hai fede?
-Boh?
-Ecco dovresti averne, che poi avere fede non è solo quello che possiamo pensare normalmente, avere fede è quello che ti porta a sognare un impresa, sognare di poter fare qualcosa che sai che è difficile ma fiducioso che mettendoci il cuore, la pazienza, la convinzione, ogni azione sarà giusta, però lasciami fare una domanda a te, perché mi hai portato indietro nel tempo?
-Non lo so, sapevo che volevo portarti a spasso a Porta Portese, praticamente è stata improvvisazione, forse inconsciamente ho pensato che era bello farti vedere com’era prima, magari per darti qualche motivo di ispirazione, la vedi quella salitella dove ci sono i banchi di chi vende ricambi per le biciclette, motociclette, roba vecchia varia, sotto il porticato chi vende monete e francobolli? Dì la c’è perfino chi vicino a quel banchetto sulla strada tra i banchi ancora abbocca al gioco delle tre carte, invece verso largo Anzani ci sono quelli che dall’Est portano tutta merce, pure brutta ma resistente e fatta bene, poi vedi quanta gente ammassata, guardali in faccia e troverai inferno, paradiso e purgatorio, la Domenica a Porta Portese nel 1978 era così e chi sa che sono volti che rivedrai adesso nella tua scultura.
-Beh! Sì la gente nelle mie opere, nell’animo e nelle sembianze in fondo sono sempre le stesse, uguali nelle stesse virtù e debolezze, uguali nel sorriso e nella disperazione, io con loro ci parlo e provo a dargli dignità e coraggio, tutta gente che sulla pelle puoi leggergli dramma o forza interiore, comunque l’arte mia è anche varia come le cose del mondo eh! Ma adesso puoi dirmi a Porta Portese com’è la situazione?
-Forse sarà sbagliato e brutto a dirlo ma stavamo meglio, quando stavamo peggio, oh! A proposito guarda quella bancarella, la senti la musica dei Led Zeppelin? Quello vende dischi in vinile usati che è una bellezza.
-Walterino, tu dici che la musica attuale è un altra cosa? Non è allo stesso livello? Che vuoi fare? Ogni epoca ha le sue tendenze, vabbè e adesso che facciamo? Hai deciso? La grattachecca la prendiamo? Sbrighiamoci a te piace chiacchierare ma io sono nato per lavorare e se mi fermo l’opera quando la finisco?

Amici lettori noi andiamo a prenderci una grattachecca con la cannuccia, voi che fate venite? In finale di questo grande artista che ne pensate? Avete capito la fatica e la passione che ci mette ogni volta che dal marmo pieno leviga, scolpisce e plasma la materia e mentre lavora soffre come se fosse lui il protagonista?

Ecco questo è quello che aspetta all’artista che non sta’ seduto sul piedistallo, perciò amici lettori l’arte a tutto tondo siatene certi che è una cosa seria, io per voi la la spiego allegramente perché è pure giusto mica siamo in accademia eh! E poi parlare di arte con un po’ di leggerezza potrebbe facilitarvi la comprensione, importante che abbiate fede e amore, gli stessi sentimenti propri di Jago che fin ora lo hanno guidato nella sua splendida carriera, tutti noi dovremmo averli e ora che avete visto il mestiere ed il talento di questo giovane artista la vostra visione dell’arte e della vita sarà migliore, noi ci rivedremo alla prossima artistica avventura , sempre qui tra le pagine di questo giornale, chi avremo la prossima volta? Forse un poeta ma non preoccupatevi la fantasia sarà sempre al primo posto, mi raccomando, datemi retta in fondo senza un po’ di immaginazione la vita sarebbe bella ma pure tanto triste.

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