Alessia Barela. Foto di Thomas Toti
Alessia Barela. Foto di Thomas Toti

Alessia Barela: C’è ancora domani, come in una grande famiglia

Parliamo di cinema e consapevolezze con Alessia Barela

Disponibile e solare, Alessia Barela, si racconta in previsione della sua premiazione ai Nastri D’Argento.

L’occasione è legata alla sua partecipazione al film “C’è ancora domani”, per la regia di Paola Cortellesi. Un progetto che ha regalato ad Alessia qualcosa in più, cosi come la possibilità di ritrovare, proprio su quel set, alcune persone legate ai suoi inizi…

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Alessia Barela. Da sempre legata alla recitazione, che bilancio ne fai, oggi, di questo tuo vissuto personale e artistico?
Ho sempre amato la danza classica, sin da piccola, ed ho pensato, almeno inizialmente, che avrei seguito quella strada. Credo che ballare, cantare e recitare abbiano un denominatore comune, la possibilità di comunicare. Oggi sono questo, una persona curiosa del mondo che la circonda, degli altri, con la voglia di poter vivere un continuo e reciproco scambio. Questo mestiere mi piace, mi è sempre piaciuto, e continua a piacermi, ma andando avanti le cose cambiano, i tempi anche, i produttori sono altri e così i film ed anche i colleghi. Il bilancio risiede sicuramente nel vivere la dicotomia tra l’amore che nutro per questo lavoro e il grande attaccamento per il privato. Alcune volte, non fare ciò che un’attrice dovrebbe fare come, presenziare e quanto di simile, mi porta a discostarmi da tutto. Ho una vita che include amici che non sono del mestiere, caratterizzati da altre passioni, ma comunque questo lavoro è per me una gioia e mi ha portata a raggiungere una sicurezza che prima non avevo. Mi ha permesso di affrontare situazioni che mi piacciono, che mi portano ad apprendere, come il dover affrontare un ruolo da poliziotta, ad esempio. Un mestiere faticoso, emotivamente parlando, non strutturato, visti i no che noi attori spesso riceviamo, perché non si può di certo piacere a tutti, ma bellissimo, ricco di emozione. Ecco, per raggiungere tutto ciò, per capire che non sei tu ad essere sbagliata, occorrono un po’ di anni e una giusta distanza quando accadono queste cose che, a loro modo, fanno male…

Quanto sei riuscita a realizzare in questo mestiere e, a tuo avviso, pensi manchi ancora qualcosa?
Ci sono mille registi con cui sogno ancora di lavorare ed anche mille personaggi da poter interpretare. Sono una grandissima spettatrice, prima di essere un’attrice, e sogno di poter avere un ruolo che possa portarmi a fare qualcosa che, fondamentalmente, non credevo di poter fare.

Quali sensazioni ti ha regalato la possibilità di poter prendere parte a “C’è ancora domani”, film ad opera di Paola Cortellesi per cui, ben presto, riceverai un premio alla serata dei Nastri D’argento?
Poter prendere parte a “C’è ancora domani” mi ha concesso la possibilità, per prima cosa, di lavorare con persone con cui ho studiato, partendo da Paola stessa sino ad arrivare a Furio Andreotti, Alberto Moretti e Ermanno Sfera. Paola ha avuto la capacità di creare un gruppo paragonabile ad una famiglia e farne parte mi ha portato grande gioia. Parliamo di un film che tratta di violenza, di una continua ricerca della libertà da parte delle donne, il tutto paragonabile ad una leggerezza un po’ ‘amara’. La parte inventata dalla Cortellesi per non mostrare in maniera cruda quella violenza, mi ha strappato il cuore, nella più totale tenerezza, così come i bambini che, come in un rito, vanno via in silenzio perchè notano che per l’ennesima volta il padre sta per picchiare la madre…

Alessia Barela. Foto di Thomas Toti
Alessia Barela. Foto di Thomas Toti

Sono tanti i lavori a cui hai preso parte nel corso degli anni, Alessia Barela. Quale tra questi ti è rimasto particolarmente nel cuore e, se te ne venisse concessa l’occasione, a chi ‘doneresti’ nuovamente vita?
Nel momento in cui termino le riprese di un film accantono del tutto il personaggio, nonostante mi resti nel cuore, portando con me nel quotidiano, i suoi gesti, ciò che ne ho compreso. Non per questo non ti dirò quale personaggio mi è rimasto nel cuore, e ti cito “La Squadra”, la città di Napoli. Ricordo con molto piacere anche “Velocità massima”, interpretato proprio con Valerio Mastandrea. Ero giovane ai tempi de “La Squadra” e devo dire che mi è piaciuto da morire interpretare il ruolo di una poliziotta, un sogno la possibilità di poter appartenere ad una squadra investigativa. Chiaramente, “Velocità massima” ha rappresentato qualcosa di più importante, un primo film come protagonista femminile, un progetto che mi ha portata anche in concorso a Venezia.

In passato hai avuto modo di calcare le tavole del palcoscenico e, a tal proposito, quali sensazioni ti ha lasciato addosso?
Ricordo ancora oggi la paura che ho provato nel dover salire sul palco, una paura che non mi ha attraversata nemmeno durante gli esami all’università. Qualcosa di così forte da portarmi a sperare che esplodesse il teatro e, per tornare al film di Paola Cortellesi, all’epoca a spingermi letteralmente sul palco fu proprio il collega Giorgio Colangeli. Il secondo ricordo importante è legato al primo applauso che mi arrivò, davvero sentito e forte, a scena aperta. Una grande emozione che ti porta a sentire il respiro del pubblico, a capire che non puoi sbagliare. Una sensazione diversa ogni sera, caratterizzata da imprevisti o meno, ma purtroppo, come tanti, ho scelto la televisione, forse per pigrizia, per comodità. Ammiro molto gli attori che mantengono questa passione, come Lino Guanciale. Ho condiviso con lui il set de “La Porta Rossa” e posso dirti che durante il giorno registrava le sue scene e di sera correva in teatro, per poi tornare in tempo per un nuovo giorno di lavorazione. Mai vista un’energia tale!

Chi è oggi Alessia Barela e quali consapevolezze hai raggiunto in questi anni?
Credo di essere abbastanza consapevole delle fragilità e paure che, un tempo, non mi hanno fatto vivere bene. Oggi, dopo averle conosciute ed accettate, non mi spaventano più. Credo di essere una persona malinconica e, allo stesso tempo, piena di vita, caratteristica del mio segno, gemelli. Alcune volte mi capita di essere triste, completamente giù di umore, e il giorno dopo sono il completo opposto. Il percorso di analisi seguito mi ha sicuramente portata a sfatare ogni cosa, contenta di conoscermi talmente bene da avere reazioni che oggi non mi spaventano più. Ritengo di essere, inoltre, affidabile, per le persone che sono nella mia vita da sempre. Qualsiasi cosa possa accadere, potrei spostarmi dall’altra parte del mondo pur di correre in loro aiuto, certa che farebbero lo stesso per me.

Che sapore hanno per te i ricordi, Alessia Barela?
Sono attaccatissima ai ricordi! Così tanto legata da andare, addirittura, sotto al palazzo in cui vivevo quando ero piccola, fingendomi una scenografa, pur di risentire l’odore di quel luogo. Sono anche tornata spesso a Napoli per rivivere i posti in cui abbiamo girato, a Piscinola. È bello ed è giusto custodire i ricordi ma nella giusta maniera, senza restarne troppo attaccata.

Guardiamo al tuo futuro artistico e, a tal proposito, cosa puoi anticiparci a riguardo?
Ho appena terminato le riprese di un piccolo film, opera di Francesco Falaschi, “Da questo punto del mondo”. Mi è piaciuto talmente tanto un suo precedente lavoro, “Emma sono io”, con Cecilia Dazzi ed un giovane Marco Giallini, da accettare subito questo nuovo progetto. Un’atmosfera bellissima quella che si è venuta a creare sul set. Sarò, inoltre, ne “Le simmetrie del cuore”, ad opera di Edoardo Pera, con Giorgio Colangeli, il mio punto fermo.

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