Renato Cortesi: il doppiaggio e l’incontro con Fellini

Renato Cortesi. Foto di Maurizio Pittiglio

Renato Cortesi: il doppiaggio e l’incontro con Fellini

Continua il nostro viaggio nel mondo del doppiaggio cinematografico e televisivo, ed oggi incontriamo Renato Cortesi.

Un nuovo incontro con una voce importante del nostro doppiaggio, Renato Cortesi, nonché apprezzato attore. Cortesi ha fatto della sua professione una passione di cui vivere, senza dimenticare lo studio, i sani principi del Teatro.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Renato Cortesi. Sei un doppiatore molto amato, più che apprezzato, conosciutissimo anche nell’ambito teatrale. Il 20 ottobre i più fortunati potranno incontrarti in occasione di “Suggestioni dal set”, ad opera di Marco Bonardelli, all’interno della XIX Festa del Cinema di Roma. Cosa puoi dirci a riguardo?
Sono sempre pronto a parlare del mio lavoro, regalando, dove possibile, anticipazioni legate al futuro, benché la mia voce non sia più quella dei successi di un tempo. A Marco, tra l’altro, mi lega un’amicizia più che rodata.

Una voce bellissima, la tua, a cui siamo tutti affezionati…
Ho cominciato a dedicarmi al doppiaggio in maniera professionale nel 1968, più di 50 anni di carriera!

Che ricordo hai dei primi passi mossi nella recitazione, nel doppiaggio?
Prima del doppiaggio c’è stato il teatro universitario, dopodiché, oltre alle tournée in giro per l’Italia, ho cominciato a prestare la voce ad attori importanti. Diversamente da buona parte dei miei colleghi, preferivo dedicare buona parte dell’anno alle tournée. Ritengo sia fondamentale associare la recitazione al doppiaggio, non si può essere doppiatori se prima non si è attori. Ho avuto la fortuna, negli anni, di conoscere Federico Fellini con cui è cominciata una collaborazione e un’amicizia bellissima, un ricordo che porto con me insieme alle sue fotografie e alle caricature che spesso mi faceva in sala doppiaggio.

Ti ricordiamo per aver prestato la voce a Gérard Depardieu, Andrè Dussollier, James Caan, William Hurt e molti altri. Chi di loro hai avuto modo di incontrare in passato?
A Cannes ho avuto modo di stringere la mano proprio a Gérard Depardieu, masticando un ottimo francese, ed ho incontrato anche André Dussollier.

Come vivi il rapporto con il pubblico?
Capita molto spesso di sentirmi dire, qui a Roma, “Dottó… ma io la voce sua la conosco!”. Oggi mi occupo di copioni, di adattamenti, non più davanti ad un microfono ma conservando un bellissimo contatto con tutti i colleghi per il puro piacere di poter stare ancora insieme.

Un’epoca fatta di grandi, la tua…
Ho avuto la fortuna di incontrare i grandi e, insieme a loro, sono diventato anch’io un po’ ‘grande’.

Quali consigli senti di dare ai giovani che pensano di voler intraprendere una strada simile alla tua?
Consiglio loro di non abbracciare soltanto il doppiaggio, specie se hanno una bella voce. Prima di ritrovarsi davanti ad un microfono è importante saper recitare su un palcoscenico.

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