Robert Madison: cosa vuol dire stare bene
A tu per tu in questa intervista con l’attore Robert Madison, che ci racconta dei suoi ultimi progetti cinematografici.
Un piacevole incontro con Robert Madison attualmente al cinema con ben tre film, “L’orto americano”, “Il Nibbio” e “L’isola maledetta”, di cui è assoluto protagonista. Un uomo pieno di interessi, da sempre addentrato nella recitazione, e in perfetta forma fisica, pronto a raccontarci di queste ultime esperienze…
Ben ritrovato su La Gazzetta dello Spettacolo, Robert Madison. Parliamo subito dell’ultimo progetto a cui hai preso parte, “L’orto americano”, ad opera di Pupi Avati. Cosa puoi dirci a riguardo?
Un’esperienza bellissima quella vissuta con Avati, dopo il quarto film realizzato insieme. In quest’ultimo progetto interpreto un maggiore dell’esercito britannico, Copland, un ruolo davvero particolare, con un accento inglese da dover apprendere ispirandomi al cantante, Mal. Oltre “L’orto americano”, però, ci sono altri due film al cinema, “Il Nibbio” e “L’isola maledetta”, e di quest’ultimo sono anche protagonista.
Cosa puoi dirci sul maestro Pupi Avati, su questa ennesima collaborazione?
Una persona di cultura Pupi, con un modo di fare e di parlare davvero particolare ed un modo di dirigere, di portare gli attori, ad una naturale recitazione che solo lui ha. Un uomo che non si arrabbia mai, capace di dare i giusti consigli in maniera tranquilla, pacata.
Parliamo de “Il Nibbio”, un film che sta riscuotendo molto interesse…
Abbiamo vissuto una bellissima serata all’Auditorium Parco della Musica, a Roma, con tutto il cast e tanti ospiti. Un set che ha rappresentato un’altra grande esperienza, regalandomi delle scene molto belle, particolari, con un protagonista, Claudio Santamaria, molto abile e umile. Abbiamo realizzato una bellissima scena insieme, qualcosa di molto particolare, in Marocco…
Non ultimo il film di cui sei assoluto protagonista, come dicevi poc’anzi, “L’isola maledetta”. Quali considerazioni a riguardo?
È stato realizzato due anni fa nelle Filippine e rappresenta qualcosa di molto raro, un film di avventura e azione, alla ricerca di alcuni diamanti. Non vi anticiperò altro per non togliervi la giusta curiosità.
Cosa sta regalandoti questo tuo percorso nella recitazione?
Il tutto è cominciato anni fa alla Scuola Mario Riva di Roma insieme a Daniele Pecci e ad altri attori che ancora oggi lavorano tantissimo. Ho debuttato nell’88 con “Classe di ferro”, un progetto non poco importante, per poi affrontare delle lunghe tournée teatrali con registi come Giuseppe Patroni Griffi e attori come Alida Valli, Sebastiano Lo Monaco e tanti altri. Esperienze bellissime, particolari.

Pensi manchi ancora qualcosa?
Di certo manca un film che possa lasciare il segno, come è accaduto ad alcuni miei colleghi. Mi ritengo fortunato, attualmente, perché il mio curriculum è ampissimo e ricco di esperienze ma davvero manca quella chiave di svolta che non si è ancora verificata. Se dovesse arrivare sarò pronto ad accoglierla, diversamente mi ritengo comunque fortunato per tutto ciò che ho vissuto e vivo.
Cosa ti ha trasmesso tuo papà, l’attore internazionale Guy Madison?
Mi ha insegnato a dover saper fare tutto. Era una persona molto pratica, nato in una famiglia povera, e sapeva fare davvero tutto, specie il falegname. Non ho seguito questa sua strada, questi insegnamenti, ma il valore che mi ha trasmesso è stato chiaro, forte. Tutto si costruisce e lo stesso vale con la propria carriera perché non tutto viene dalla sola fortuna, dall’avere una bella faccia. Occorre una certa intelligenza affinché si possa sviluppare il tutto, così come il talento che va nutrito, alimentato sempre più.
Che periodo sta vivendo Robert Madison?
Un periodo molto bello! Crescendo si matura e come persona e come attore. Certo, si invecchia ma la paura non sovrasta il crescendo. Ho ancora un’ottima forma fisica, sono maestro di padel e tennis, mi tengo in forma come posso, coltivando sempre più questa passione, così come la recitazione. Non ho alcun vizio, quindi sento di stare davvero bene.