Silvio Soldini sfida la Storia con “Le assaggiatrici”

Il regista Silvio Soldini. Foto dal Web

Silvio Soldini sfida la Storia con “Le assaggiatrici”

Il regista milanese Silvio Soldini torna al cinema con un’intensa storia di donne: un racconto tra orrore nazista e magia del cinema.

Il cinema di Silvio Soldini è un territorio affascinante, un confine sottile dove il realismo della vita quotidiana si sfuma in una dimensione quasi magica, fatta di sguardi, silenzi e improvvisi lampi di umanità. Dopo averci regalato perle come “Pane e tulipani” e “Agata e la tempesta”, il regista milanese torna a sorprenderci con un progetto ambizioso e potente: “Le assaggiatrici”, nelle sale dal 27 marzo 2025.

Tratto dall’omonimo romanzo di Rossella Pastorino, vincitore del Premio Campiello nel 2018 e ispirato alla vera storia di Margot Wölk, una delle giovani donne costrette ad assaggiare il cibo di Hitler per scongiurare avvelenamenti, il film segna un nuovo, audace capitolo nella carriera di Soldini. Si tratta, infatti, del suo secondo lungometraggio girato interamente in lingua straniera, dopo l’esperienza di “Brucio nel vento” (2002), adattamento di un romanzo ceco.

Un racconto intenso incastonato nella Storia

“Le assaggiatrici” ci trasporta nella Prussia Orientale del 1944, nel cuore della “tana del lupo”, il bunker segreto di Hitler. Qui, un gruppo di giovani donne viene reclutato con un compito tanto delicato quanto terrificante: assaggiare ogni giorno i pasti destinati al Führer. Tra queste ragazze, divise tra la paura di morire e la fame, spicca Rosa (interpretata da Elisa Schlott), una giovane berlinese che fatica a integrarsi nel gruppo.

La vita delle assaggiatrici è una roulette russa quotidiana, un’attesa angosciante che segue ogni boccone. In questo contesto di terrore e precarietà, si intrecciano alleanze, amicizie e patti segreti. L’arrivo di un nuovo comandante delle SS, Albert Ziegler (Max Riemelt), dal carattere severo e violento, getta un’ombra ancora più cupa sulla loro esistenza. Inaspettatamente, però, tra Rosa e Ziegler si instaura un rapporto ambiguo e clandestino.

Le sfide di un film in costume

In una recente intervista, Silvio Soldini ha confessato le difficoltà incontrate nel portare sullo schermo una storia così intensa e complessa, ambientata in un periodo storico cruciale come la Seconda Guerra Mondiale. «Avevo molto timore di fare un film in costume, – ha dichiarato il regista – perché ricreare un mondo che non hai vissuto è più problematico, più dispendioso e poi a volte, da spettatore, quando vedo un film in costume c’è qualcosa che mi suona un po’ falso, può essere la recitazione, qualche dialogo o il trucco che si vede troppo.»  

Soldini ha poi spiegato come ha cercato di superare queste insidie, concentrandosi soprattutto sull’umanità dei personaggi e sulle loro emozioni, universali al di là del contesto storico. «Ho cercato di raccontare questa storia attraverso gli occhi di queste giovani donne, – ha aggiunto – di mostrare la loro paura, la loro fragilità, ma anche la loro forza e la loro capacità di stringere legami in un momento così drammatico.»

Il regista ha sottolineato come il romanzo di Rossella Pastorino offrisse una prospettiva inedita e potente sulla Storia con la “S” maiuscola, raccontata dal punto di vista di persone comuni, travolte da eventi più grandi di loro. «Il libro mi ha colpito molto per la sua capacità di dare voce a queste donne dimenticate dalla storia ufficiale, – ha affermato Soldini – di mostrare la loro umanità in un contesto di disumanizzazione assoluta.»

Un’opera significativa nella carriera di Silvio Soldini

“Le assaggiatrici” rappresenta un tassello importante nel percorso cinematografico di Silvio Soldini. Dopo aver esplorato spesso le dinamiche delle relazioni interpersonali e le piccole storie della vita quotidiana, il regista si confronta qui con un tema storico di grande portata, senza però rinunciare alla sua cifra stilistica, fatta di delicatezza, attenzione ai dettagli e una profonda empatia verso i suoi personaggi.

Il film, una coproduzione italo-svizzero-belga, vede nel cast, oltre ai già citati Elisa Schlott e Max Riemelt, anche Anna Maria Mühe, Johann von Bülow e Tessa Mittelstaedt. La fotografia è curata da Matteo Cocco, collaboratore storico di Soldini, che ha saputo ricreare l’atmosfera cupa e claustrofobica del bunker nazista, alternandola a momenti di inaspettata intimità e bellezza.

“Le assaggiatrici” non è solo un film sulla Seconda Guerra Mondiale, ma una riflessione universale sulla paura, sulla sopravvivenza, sulla forza dei legami umani anche nelle circostanze più estreme. È un’opera che ci invita a non dimenticare le atrocità del passato, ma anche a riconoscere la resilienza e la dignità di chi le ha subite. Un film potente e commovente, che conferma ancora una volta il talento di Silvio Soldini nel raccontare storie che ci toccano nel profondo.

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