Classe ’89, Giuseppe Alessio Nuzzo è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano, nonché il direttore artistico del Social World Film Festival.
Ed è proprio la mostra internazionale del cinema sociale che ogni anno fa un passo avanti verso il suo obiettivo, racchiuso nella parola chiave che lo stesso Nuzzo ci confida: sogno.
All’attivo spot pubblicitari, documentari, cortometraggi e lungometraggi, oltre che una serie di ospiti che hanno “appoggiato le mani” sul suo The Wall of Fame a Vico Equense. In un anno importante, il 2019, che anticipa il traguardo della decima edizione del Social World Film Festival, lo abbiamo incontrato per farci raccontare qualche anticipazione.
Bentornato su La Gazzetta dello Spettacolo a Giuseppe Alessio Nuzzo. Quest’anno è la nona edizione, anticipatoria di un numero importante: il 10.
Come ti senti se pensi che sono stati già 8 anni di successi?
Grazie a voi. Penso che abbiamo una bella responsabilità dopo nove edizioni, questo perchè esserci ancora significa che ogni anno dobbiamo reinventarci e crescere tenendo sempre saldi i nostri obiettivi. Il Social World Film Festival continua con questi stimoli nella crescita ed ogni anno, abbiamo una novità da raccontare.
Quello che posso confermare è che abbiamo una offerta sempre più vasta, per questa edizione con 500 opere in concorso, 60 nazioni, 72 anteprime. Ma il nostro punto di differenza è che ci siamo aperti anche ai nuovi linguaggi, come la realtà virtuale ed il cinema verticale con prende sempre più vita grazie agli smartphone. Penso che siamo pionieristici in questa apertura, e che difficilmente si sia vista prima in Campania. Parlo così non solo da ideatore del Festival, ma lo dico soprattutto da autore, avendone girati tanti e avendo avuto consapevolezza che pochi festival si siano aperti così tanto ai nuovi linguaggi.
Qual è la sfida più difficile per creare una sana tensione creativa nel festival?
Abbiamo tanta tensione creativa, perché occupandomi di cinema e del segmento produttivo e autoriale, dico sempre una cosa: “Di fare il Festival, non me l’ha prescritto nessun medico”! Questo vuol dire che c’è voglia e stimoli. Sicuramente lo stimolo più grande è arrivare alla festa dell’anno prossimo, i primi 10 di quello che è nato semplicemente come un gioco. Questo è il più grande stimolo di crescita: farlo nel migliore dei modi perché lo si vuole fare.
Questa passione per il cinema come la collochiamo nella tua vita?
Questa passione per il cinema è al primissimo posto nella mia vita, perché da quello che era un sogno in un cassetto, è diventata una splendida realtà, dove anche grandi soddisfazioni che sembravano nascoste dietro l’angolo, si sono svelate!
Posso annunciarti con fierezza e in anteprima che sono tra i sogni, quest’anno sono tra gli autori che la SIAE ha messo in concorso al prossimo Festival di Venezia. Qui presenterò il mio prossimo lavoro con protagonista Cristina Donadio.
Cosa pensi della scena cinematografica italiana di oggi?
La cinematografia italiana oggi vede tanti autori con bellissime idee, ma il mercato è un po’ stantio rispetto agli altri Paesi del mondo. Girando tantissimo grazie anche ai nostri eventi internazionali, penso che quello italiano ha delle limitazioni dovute al poco spazio che viene dato a chi vuole raccontare in maniera diversa le cose.
Io sono uno sperimentatore, mi ha sempre affascinato sperimentare, e purtroppo sono pochi i buyer che ti permettono di farlo. A settembre con la prima opera in verticale e ancora, ciò che presenterò a Venezia, è un progetto girato in unico piano sequenza di 12 minuti… senza effetti speciali e senza mai staccare la macchina.
Ora sto puntando alla prima opera in realtà virtuale. Il cinema sta cambiando, ma la nostra struttura “all’italiana” resta uguale, non riusciamo a dare spazio ai giovani e all’innovazione. Nonostante i fondi nuovi che vengono stanziati, manca sempre un grande input privato. Ci sono tante piattaforme, ma c’è un esigenza di spazio che è sempre poco per tutti quelli che vogliono presentare qualcosa di diverso.
Personalmente mi ritengo fortunato di quello che ho, anche perché fare 3 corti con RAI Cinema in un anno è da pochi… ed anche fare un Festival che è diventato una realtà Internazionale. Posso però asserire che deriva da un lavoro profondo e minuzioso su tutti i progetti.
Stefano Accorsi padrino di questa edizione del Social World Film Festival. Una parola per lui…
Una parola non basterebbe per Stefano Accorsi. Una parola che mi contraddistingue da sempre è “sogno”. Volevo che venisse da padrino, con la responsabilità di promuovere il Festival, venire a Vico Equense, fare una Masterclass gratuita e incontrare i giovani senza limiti di accesso se non quelli di sicurezza.
Per chiudere, dacci un piccolo spoiler svelandoci quali sorprese ci sono per questa edizione…
Ci saranno sicuramente delle grandi sorprese a partire da “La casa di Carta”, Domenica avremo come protagonista per la nona edizione del festival Itziar Ituño (Raquel Murillo nella serie), ma ci saranno tante sorprese legate a questa serie ed alle altre.
Ho voluto una grande festa per L’amica geniale, andando oltre l’invito delle due protagoniste. Non mancheranno gli spazi per Gomorra e La compagnia del cigno, perché si deve sdoganare l’idea che i Festival di Cinema sono fatti solo solo sul cinema, aprirci anche alle serie significa dimostrare che il cinema si fa ovunque, su qualsiasi piattaforma.
Io anche vedendo più film rispetto alle serie, penso che dobbiamo aggiornarci ed imparare da questo audiovisivo. Se il pubblico (che è il fulcro in promozione e distribuzione) vuole seguire le serie, dobbiamo capire cosa hanno da insegnarci.
Grazie per la tua disponibilità!
La Gazzetta dello Spettacolo seguirà la IX edizione del Social World Film Festival, quindi rimanete connessi con noi per gli aggiornamenti quotidiani su questa edizione che si preannuncia: sognante!