Ilaria Sabatini Taliaferro con il suo libro La clessidra del vento
Ilaria Sabatini Taliaferro con il suo libro La clessidra del vento

La Clessidra del Vento, di Ilaria Sabatini Taliaferro

Marchigiana di nascita e statunitense d’adozione, Ilaria Sabatini Taliaferro si è affacciata sul panorama editoriale con il suo primo romanzo dal titolo “La Clessidra del Vento”.

L’opera è un viaggio inatteso nella coscienza dei suoi giovani protagonisti, il diario, custode silenzioso dell’immaginazione di Lorenzo, che va ad aprire attraverso le sue pagine intime il desiderio di avventura congenito nei due personaggi. Ne parliamo con lei per la nostra rubrica Libri e Scrittori.

IL LIBRO E’ DISPONIBILE QUI

Ilaria Sabatini Taliaferro, benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo. Nel prologo si legge: “Che la maggior parte degli esseri umani siano disposti a calpestare la dignità degli altri per conseguire i propri interessi, è stato ciò in cui da sempre ho creduto. Un’imprescindibile certezza”. Che ruolo riveste la dignità nelle tue pagine?
La dignità, per me, in questo libro acquisisce un’importanza rilevante, soprattutto perché affrontando il tema dell’immigrazione emerge il problema delle disuguaglianze e, di conseguenza, la verità di come a volte nelle sedi di potere prevalgano gli interessi personali su quelli dei diritti umani e del nostro ambiente.
Ho scelto di iniziare così il mio libro, anticipando la differenza tra il mondo a cui il narratore è legato e quindi la sua visione, e la dimensione di pensiero da cui proviene l’utopista Lorenzo. Mondi che s’intersecano tra di loro nella vicenda che voglio raccontare.

Quali sono le altre parole chiave di questo libro?
Senza ombra di dubbio, è l’avventura che ci consegna all’inesplorato e non smette mai di interrogarci su chi siamo davvero. Il passato; è l’unica cosa che tiene Lorenzo legato al luogo e agli affetti da cui vuole sempre fuggire. L’altruismo; sentimento a cui aspira l’eroe del mio libro e al quale dedica i suoi sforzi, riuscendo a dare un senso alla sua vita. Poi l’immaginazione che ci salva dalle lotte che affrontiamo giorno dopo giorno nella vita quotidiana come ha fatto con i protagonisti della “Clessidra del Vento”, consegnando loro la consapevolezza che cercavano per trovare il loro giusto posto nel mondo. 

Ora che abbiamo dato il giusto peso ad alcuni concetti, ci racconti per sommi capi la storia?
Siamo in Italia nei giorni nostri. In una cittadina di provincia due giovani ragazzi di vent’anni sentono improvvisamente la necessità di viaggiare, di conoscere più anche se stessi. Questo libro è molto più di una semplice storia; è un vero e proprio diario che custodisce l’immaginazione e le esperienze intime di Lorenzo, uno dei giovani protagonisti. Attraverso le pagine del suo diario, veniamo trasportati in un’avventura mozzafiato che parte dall’Italia e ci porta fino alle remote terre della Groenlandia, dove vi rimangono per diversi anni lavorando come volontari in una comunità Inuit. Qui un evento inaspettato come la scoperta casuale di gemme di rubini grezzi metterà i due ragazzi di fronte ad una scelta che cambierà per sempre le loro vite e il destino della loro grande avventura.

C’è un passaggio che ti è particolarmente caro?
Il loro ritorno a casa dopo tanti anni. “Il grigiore spettrale s’era infiltrato nell’ombra di una stagione quasi infinita; secondo molti esperti, l’inverno di quell’anno fu il più freddo degli ultimi tempi. Le forti gelate avevano infatti lasciato le loro impronte sui rami spezzati degli alberi spogli, ammassandoli a terra nei boschi svestiti. Il colpo del tempo, che anelava in un inerte scompiglio, affliggeva con pene sensoriali chi era rimasto là a vivere la quotidianità e a contemplare il suo passaggio.”
Dopo aver appreso del terremoto, quando tornarono, si resero conto di come fosse passato il tempo e di come avesse mutato le sembianze della loro storia. Per chi vive d’avventura, il ritorno è ciò che si teme di più al mondo, perché la consapevolezza è in parte malinconia e sofferenza.

Questioni politiche, problemi ambientali, dinamiche di potere: con quale taglio hai affrontato questi temi?
Mi sono identificata con il mio eroe, Lorenzo. Ho voglia di fare, nel mio piccolo, qualcosa che aiuti a cambiare il mondo. Ho usato un linguaggio utopistico per rapportarmi a una storia che offre una soluzione, impossibile nella vita reale, al problema dell’immigrazione in Europa. Anche io, come Lorenzo, non mi sento felice in un mondo in cui l’essere umano ignora le conseguenze delle sue azioni verso gli altri e il nostro pianeta. Avevo la necessità di affrontare questi temi con la speranza che i miei lettori si sentano coinvolti in queste questioni urgenti, come i miei protagonisti nella “Clessidra del Vento”.

Per concludere Ilaria Sabatini Taliaferro, ritieni che i tuoi personaggi siano da prendere come esempio?
Assolutamente sì. Vorrei che a volte si cambiasse il punto di vista. I miei protagonisti lo fanno in continuazione, e questo continuo esplorare li porta più vicini a se stessi, e quindi alla natura e agli altri.

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