Casa Paradiso, di Mario Volpe

Casa Paradiso, di Mario Volpe

Lo scrittore napoletano Mario Volpe è tornato sul panorama editoriale con il nuovo libro Casa Paradiso. Ecco la nostra intervista.

Parliamo del libro “Casa Paradiso” a cura dello scrittore partenopeo Mario Volpe e pubblicato da Capponi Editore.

Benito Gramaglia è un ingegnere delle ferrovie svizzere in pensione. Dopo la morte della moglie, per non essere di peso ai suoi tre figli, decide di trasferirsi in una residenza per anziani facoltosi tra i monti del Ticino, in cambio di tutto il suo patrimonio. In un primo momento i familiari si adegueranno alle scelte dell’anziano genitore dimostrandogli affetto con la loro costante presenza. Ma con il passare del tempo le loro visite presso la casa di riposo saranno sempre più rare fino a sparire del tutto, lasciando Benito solo e alle prese con un’improvvisa forma di demenza che lo porterà ad alternare momenti di lucidità con periodi di smarrimento. Malgrado i problemi mentali che lo affliggono, l’ingegnere Gramaglia riuscirà, grazie ai suggerimenti degli anziani compagni della residenza, a elaborare una strategia per spingere i figli a ritornare, lasciando credere loro di essere in possesso di una residua parte di denaro che potrebbero ereditare dopo la sua morte. La notizia porterà scompiglio nella vita dei tre fratelli che faranno a gara per riavvicinarsi all’anziano genitore. Ne parliamo con l’autore nella nostra rubrica Libri e Scrittori.

IL LIBRO PER I NOSTRI LETTORI E’ DISPONIBILE QUI

Mario Volpe, per prima cosa benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo. Cosa ti ha ispirato a scrivere “Casa Paradiso”?
Grazie a voi per l’intervista. L’idea di questo romanzo è meditata sulla base di alcune vicende personali, familiari, di amici e conoscenti maturate quando ci si è ritrovati a relazionarsi tra la vita di anziani genitori e i loro lasciti ereditari. Osservare certe dinamiche generate dalla rivendicazione del possesso dei beni di famiglia alle soglie di una morte mi ha spinto a riflettere su alcuni aspetti dell’animo umano e quale sia il peso degli interessi economici sulle relazioni che dovrebbero avere una pura natura affettiva.

Hai basato i personaggi su persone reali?
Come spesso accade a ogni scrittore nella costruzione dei suoi romanzi c’è un’ispirazione a persone in carne e ossa i cui comportamenti mi hanno, più o meno, suggestionato e stimolato a creare delle figure narrative funzionali a ciò che volevo raccontare. Ma sono convinto che, certamente, da qualche parte nel mondo possa esistere un Benito Gramaglia, magari non si chiamerà esattamente così, costretto a vivere gli stessi dolori del mio personaggio.

I temi principali sono la vecchiaia e la demenza senile, le dinamiche familiari, la solitudine e l’abbandono, ma non manca neppure l’ipocrisia della società. Insomma, cosa succede spesso quando i genitori di ieri diventano i figli di oggi?
Casa Paradiso è un quadro d’insieme sui suddetti temi e sulle suddette dinamiche che da un lato cercano di occultare la brama individuale di libertà assoluta e di possesso (chiunque abbia accudito un genitore molto anziano è – o è stato – un po’ condizionato dalle sue limitazioni), dall’altro si tenta di esternare la massima disponibilità e umanità. I figli del protagonista, infatti, ritorneranno a interessarsi del padre nella casa di riposo solo dopo essere venuti a conoscenza di un possibile vantaggio economico. Una sorta di ipocrisia degli affetti di cui poco o mai se ne parla. Il rischio quindi è che i genitori di ieri possano diventare i figli abbandonati e mal curati di oggi.

Quali sono le implicazioni etiche e morali della gestione di Casa Paradiso?
Casa Paradiso, cosa che si scoprirà nel corso del romanzo, non è esattamente ciò che sembra ma piuttosto è amministrata come un’azienda in cui gli anziani si ritroveranno a essere completamente mercificati in una maniera moralmente ed eticamente brutale, non solo dai giovani gestori della Casa, ma dallo stesso Consiglio di amministrazione composto, paradossalmente, da uomini e donne molto in avanti negli anni. Questa scelta ha una forte connotazione simbolica sulla questione etica e morale che viene sempre sottomessa al danaro: è solo questione di cifre.

In una popolazione che sta invecchiando e alle prese con le culle vuole, pensi che la comunicazione sia ancor più fondamentale per mantenere relazioni sane?
Questa è una domanda dai risvolti così ampi che riederebbe un’intervista separata oltre che un esperto sociologo per quanto riguarda il crescente fenomeno delle culle vuote, ma la comunicazione è di primaria importanza per mantenere, non solo relazioni sane, ma anche coerenti con il nostro modo di vivere e con i nostri affetti. Non a caso l’impianto narrativo di Casa Paradiso è costruito sul modo di comunicare dei personaggi non solo con le parole ma anche con gesti, abitudini e perfino i ricordi hanno un ruolo attivo in questo senso. Basti pensare che il protagonista Benito Gramaglia, benché affetto da una forma di demenza progressiva, trova in un angolo recondito del suo cervello la capacità di far trapelare le sue intenzioni in merito a un espediente per riappropriarsi di quegli affetti familiari ormai perduti.

In chiusura, ci sono altri progetti letterari a cui stai lavorando?
In questo libro mi è piaciuto affrontare il tabù del danaro e di quanto, spesso, sia imbarazzante averci a che fare. Ed è questo il tema sui cui sono al lavoro su un altro testo in cui lo sguardo sul danaro non è focalizzato alle relazioni familiari, diciamo non è intimista, ma volge lo sguardo a un contesto internazionale e ai danni che gli interessi privati possono arrecare ai singoli nel cavalcare l’euforia della ricchezza smodata e del potere senza limiti.

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