Incontriamo oggi Paola Barale, attualmente in teatro con lo spettacolo, “Slot”, insieme a Paola Quattrini e Mauro Conte. Un’intervista piacevolissima, ricca di significati, intrisa di ricordi di cui ringraziamo Paola, gentilissima e garbata. Un’artista che sa bene cosa vuole e, senza paura alcuna, porta avanti le sue idee, il suo cuore.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo a Paola Barale. Come stai?
Sto molto bene, fortunatamente! Nonostante questo periodo, ho la grande possibilità di poter essere a teatro, seppure con dei limiti di spostamento, purtroppo. Questa esperienza, in questo momento, rappresenta un viaggio, un qualcosa che mi porta altrove e mi evita di pensare.
Quali consapevolezze ha apportato al tuo vissuto la precedente situazione legata al Covid-19?
Sono solita pormi sempre tante domande, con conseguenti risposte. Amo stare da sola, benché non disdegni la compagnia. Il covid, sinceramente, non mi ha tolto alcun equilibrio. Mi è di certo mancato viaggiare, annesso a quel pizzico di normalità. Abbiamo comunque avuto modo di poter avere un contatto quotidiano con il mondo, legato all’uso di telefonini e quanto altro di tecnologico. Sono semplicemente dell’idea che questo periodo abbia accelerato un cambio epocale, sempre più proiettato verso un mondo tecnologico che non so quanto bene possa apportare alle nostre vite. Ci stiamo facendo del male, attraverso un uso spropositato di tecnologie che, se utilizzate in maniera astuta, possono far bene, se utilizzate in maniera assidua, di certo non faranno altro che nuocere alla nostra persona. Siamo portati all’isolamento, al giudizio. Dovremmo porre maggiore attenzione a tutto ciò.
Attualmente sei impegnata nello spettacolo teatrale “Slot”, insieme a Paola Quattrini e Mauro Conte. Una storia divertente, legata al gioco delle slot machine.
“Slot” è si una storia divertente, affrontata con leggerezza, ma tratta argomenti molto seri, come la ludopatia. Insieme a Paola Quattrini e Mauro Conte, con un fare comicissimo e teso anche alla riflessione, portiamo lo spettatore a vivere vari frangenti: rapporti generazionali tra madri e figli, tra uomo e donna, amicizia e quanto altro. Situazioni, quelle che vedrete, che porteranno il pubblico in sala a ritrovare familiarità nei personaggi che porteremo in scena.
Cosa rappresenta per te questo ritorno sulle tavole del palcoscenico?
Rappresenta di certo una ripartenza, che speriamo possa durare il più possibile. Ho il piacere di tornare in scena con un’attrice meravigliosa come Paola Quattrini e con un bravo attore come Mauro Conte. Un lavoro di certo differente da quello svolto sino ad ora, a livello televisivo. Il teatro è disciplina, concentrazione, un tornare a scuola. Ho la sensazione di vivere all’interno di una bolla, legata ad un qualcosa che mi impedisce di pensare ad altro. Tutto ciò è bellissimo! Ero in scena proprio con Paola Quattrini, prima che si verificasse il primo lockdown, con “Se devi dire una bugia dilla grossa”. L’immensa generosità di Paola, ha fatto sì che potessi avere un ruolo in “Slot”, riadattandone così il testo, inizialmente previsto per sole due persone.
La tua è una carriera brillante, costellata da collaborazioni altrettanto importanti. C’è un ricordo in particolare che porti con te, una persona su tutte legata alla tua vita professionale?
Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa. Mike, di certo, è stata la persona che mi ha dato la possibilità di continuare a fare questo mestiere. Raimondo e Sandra, con cui ho avuto modo di lavorare in una stagione di “Cascina Vianello”, erano delle persone divertentissime, meravigliose e Raimondo era un vero gentleman. Ricordo che un giorno, al tempo in cui non vi erano i cellulari, ebbi il bisogno di contattare Sandra, così chiesi alla produzione il loro numero di casa. A rispondere, in quell’occasione, fu proprio Raimondo, motivo per cui mi venne da ridere: “Salve Raimondo, sono Paola Barale, la disturbo? – Si, ma tanto ormai ha già fatto!”. Lui era così, una persona estremamente vera. Lo stesso Gerry Scotti, Fiorello e Maurizio Costanzo mi hanno regalato tanto, così come la stessa Paola Quattrini, con cui sono in teatro attualmente. Ogni sera, prima di entrare in scena, mi soffermo a guardare lo spettacolo, nei minuti che precedono la mia uscita. Mi piace soffermarmi sulle sfumature della loro interpretazione, cogliendo il modo che hanno nel colorare il loro personaggio. Vivo un continuo insegnamento. Mi ritengo fortunata, perché ho avuto modo di lavorare sempre con persone brave, di grande qualità.
Inaspettatamente, alcune settimane fa, Raffaella Carrà è venuta a mancare. Posso chiederti un tuo personale ricordo di questa indimenticata artista?
Purtroppo ho avuto modo di lavorare poche volte con Raffaella. Sono stata ospite due volte nel suo programma, “Carràmba! Che sorpresa”. Mi volle per il compleanno dello show, nel 1998, durante il mio primo anno di “Buona Domenica” e, successivamente, nel 2001. Ebbi modo di essere in sala prove con lei e, vi dirò, era pazzesca, davvero rock and roll! Ho provato grande dispiacere nel sapere della sua scomparsa. Raffaella era innovativa, coraggiosa e sempre attuale, anche con il passare degli anni. Nessuno ha mai eguagliato il suo percorso, il suo stile. Una donna sempre fedele a sé stessa, simbolo, a mio avviso, di grande forza ed equilibrio.
La televisione di oggi è di gran lunga cambiata, non più ricca di lustrini e paillette. Cosa avresti piacere di trovare, una volta accesa la TV, dinanzi ai tuoi occhi?
insieme a degli amici autori, abbiamo scritto e proposto cose mai accettate. La televisione, insieme alla musica, un tempo, ci portava a viaggiare, a sognare, un po’ come accade ancora oggi con il teatro. Negli ultimi anni, invece, la tv è diventata un gioco al massacro, un esempio poco piacevole da seguire, legato anche ad una gogna social. Social che, di conseguenza, sono diventati il proseguimento della tv. Sono lontani quei tempi televisivi legati al pudore, al rispetto. Sinceramente fatico ad abituarmi a tutto ciò.
Cosa prevede il tuo futuro artistico?
in teoria, se nulla cambierà, ci sono delle tournée ben definite, sia con “Slot” che con “Se devi dire una bugia dilla grossa”. Entro il 30 di luglio, in pratica, deciderò cosa fare della mia vita. Vi sono diverse opzioni e spero di riuscire a portarle avanti. Auguro a tutti, in generale, che ogni cosa possa migliorare. Spero che ognuno, nel proprio piccolo, possa contribuire affinché possano avverarsi. Già di per sé, prevenire, utilizzando le mascherine ed evitare troppi assembramenti, potrebbe essere un qualcosa di valido da continuare ad attuare.