Nancy Brilli: impresaria di me stessa
Intervista all’attrice Nancy Brilli, che si racconta in occasione del suo nuovo spettacolo teatrale dal titolo “L’ebreo”.
Un incontro piacevolissimo quello avuto con Nancy Brilli, in occasione dello spettacolo teatrale “L’ebreo”, che sarà in scena da questa sera fino al 12 gennaio al Teatro dei Rinnovati di Siena come primo appuntamento legato al “Sipario Rosso”.
Una signora attrice Nancy Brilli, una donna di talento da cui apprendere, nuovamente in scena per amore del suo pubblico, con un progetto che ha pensato di produrre in autonomia.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Nancy Brilli. Dal 10 al 12 gennaio lo spettacolo ad opera di Gianni Clementi, “L’ebreo”, sarà in scena al Teatro dei Rinnovati di Siena, andandosi ad aggiungere ad una stagione di successo. Cosa può dirci a riguardo?
Si tratta di uno spettacolo che prende spunto da una serie di fatti accaduti realmente. Dopo le leggi raziali del ’38, le persone di religione ebraica si sono trovate costrette ad intestare i loro beni a delle persone di fiducia, non ebree. Subito dopo la guerra e le deportazioni, i pochi che sono tornati hanno cercato di rientrare in possesso dei loro beni. Cosa non accaduta, purtroppo. Prendiamo spunto da questa storia, con i nostri due sposi, Immacolata e Marcello Consalvi, una casalinga e un fattorino, intestatari dei beni di un uomo, pronti a vivere una vita agiata per ben tredici anni. Parliamo di cattivi sentimenti, quindi, di una cosa abbastanza inusuale da trovare. Una commedia con dei risvolti drammatici, grotteschi, falseschi, tragici. La bellezza di questo testo risiede proprio nelle mille sfumature che lo contraddistinguono, qualcosa di non poco importante per noi attori.
Quali sensazioni sono legate alle tavole del palcoscenico, alla possibilità di avere un pubblico forte, presente, dinanzi a sé?
Molto dipende anche dall’averlo coltivato il pubblico. Si parla di un grande amore, difatti questa tournée è stata venduta soltanto sul nome, sul titolo, e questo dimostra la grande affezione che c’è da parte del pubblico. Essere dinanzi a loro, poi, è sempre una grande emozione.
Da sempre presente nelle nostre case, così come al cinema, con fiction e film di successo, oltre al teatro, cosa le ha regalato questo percorso sino ad oggi?
Un sacco di emozione, di incontri, un sacco di dolore, di sofferenze ma è comunque un grande amore, qualcosa di sviscerato. Mi piace recitare, fare altro da me, cosa abbastanza complicata in Italia perché ti inquadrano in un cliché e lì resti ma a me tutto ciò non interessa.
Lei è parte di una televisione che negli anni si è evoluta, è cambiata sempre più, c’è qualcosa che le manca su tutto?
Mancano le grandi produzioni, quelle accompagnate da sceneggiatori superiori, di qualità, con dei registi davvero in grado di fare i registi. Purtroppo oggi si è tutto livellato verso il basso. Se poi parliamo di contenuti ci si intristisce proprio perché molto spesso ci si avvicina al trash, sia nelle trasmissioni che in tanto altro. Stanno diventando un po’ tutti coatti, una moda, qualcosa di simile.
Recentemente ho rivisto “Commesse”, una fiction abile nel trasmettere qualcosa di buono e valido, situazioni che televisivamente oggi mancano…
Si, è vero. Tant’è che per fare “L’ebreo” ho pensato di produrlo. Sono impresaria di me stessa. Nel cinema funziona diversamente, è più complicato, ma non è detto…
A tal proposito, tornando a “L’ebreo”, volevo chiederle di rivolgere un invito ai nostri lettori affinché possano prendere parte a questo spettacolo…
Per poter vedere un bello spettacolo, semplicemente, e questo perché dopo il Covid-19 ci sono state molte occasioni di andare a risparmio. Qui c’è, invece, uno spettacolo che ha tutto, dalle scene, ai costumi, una storia importante… Andare a teatro non potrà fare che bene.
Quanto è cambiata da quelli che sono stati i suoi inizi?
Sono più simile adesso ai miei inizi di una metà strada. Somiglio più a quello che voglio essere, oggi. A un certo punto mi sono stati offerti ruoli che non mi interessavano, mi sono trovata a farli, e questo non succederà più.
Vale più lo scegliere che il farsi scegliere…
Il farsi scegliere è più difficile perché comunque torniamo al cliché, al vederti in un certo modo. È più facile scegliere in prima persona e soprattutto voglio essere dalla parte della decisione. In teatro accade già da anni…
È mancato qualcosa a questo suo percorso?
Molte cose! Ieri leggevo di Demi Moore, del suo primo premio alla carriera. Personalmente sono stata fortunata, di premi ne ho ricevuti tanti, ma l’idea che a sessantadue anni si possa avere ancora il premio della vita mi mette di buon umore.