Felice Della Corte e le sue linee tra i bordi
Un salto nel mondo del teatro per lo spettacolo “Linee, tra i bordi” con l’intervista al regista Felice Della Corte.
Incontriamo il regista Felice Della Corte pronto a parlarci dello spettacolo “Linee, tra i bordi”, un testo originale di Arianna Cozzi, in scena dal 13 al 16 febbraio 2025 al Teatro Marconi di Roma.
Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Felice Della Corte. Parliamo subito di “Linee, tra i bordi”, in scena al Teatro Marconi di Roma dal 13 al 16 febbraio 2025. Cosa puoi anticiparci sulla tua regia, sullo spettacolo in sé?
Vi ringrazio per il vostro interesse. La versione ampliata di “Linee, Tra I Bordi” nasce da una prima conversazione con l’autrice Arianna Cozzi, con cui ci siamo scambiati alcune idee e le ho comunicato le suggestioni che mi aveva trasmesso il testo. In seguito, Arianna è stata bravissima nel concretizzare i nostri ragionamenti quando sono arrivato alla preparazione dello spettacolo, che in qualche maniera era già mio, lo possedevo, ne ero molto entusiasta. “Linee, tra i bordi” racconta dell’inutilità della guerra attraverso quattro giovani soldati sul campo che cominciano a porsi delle domande.
Si parla di guerra, di qualcosa di inutile e inaspettato, qualcosa che ancora oggi viviamo. Quali sono le tue sensazioni a riguardo?
Il tema è davvero attualissimo! Ho conosciuto Arianna Cozzi, una giovane autrice, ad una rassegna di corti teatrali e “Linee, tra i Bordi” era proprio uno di quei corti. Ne rimasi molto colpito, così le chiesi di poterlo trasformare in un testo teatrale più lungo. Arianna è straordinaria per le cose che ha scritto. Tornando alla guerra, in questo momento sono indignato per il fatto che non leggo di reali proteste a riguardo. Trovo scandaloso che il Presidente degli Stati Uniti d’America voglia trattare un popolo come fosse roba sua. Ma non solo, qui si parla anche dei danni che la guerra provoca, le false ragioni che ispirano, in generale, i conflitti.
Il 20 e il 21 febbraio sarai in scena con il monologo “Miti”, da te scritto, diretto e interpretato, quanto c’è di autobiografico in questo testo?
Miti è un’idea che avevo in mente da tantissimo tempo e che finalmente mi sono deciso a realizzare. Un’opera all’insegna della semplicità, di ciò che può muovere davvero il mondo. Ogni volta che si parla di Miti si pensa al plurale di Mito ma pochi arrivano a dire che è il plurale di Mite. Questo spettacolo parla di questo ed è anche un omaggio a mio padre.
Chi è Felice Della Corte oggi e quali consapevolezze hai raggiunto con l’esperienza?
Questo è un po’ quello che racconto anche nel nuovo monologo: Felice Della Corte, grazie alla consapevolezza raggiunta, può dire che prova ad essere un uomo, lì dove per uomo si intende un essere umano che prova ad essere il più possibile onesto, retto, giusto, leale, prima di tutto per apprezzare di più se stesso, ancor prima di essere apprezzato dagli altri.
Cosa manca a questo tuo percorso?
Mancano un miliardo di cose! Una persona più sa e più si rende conto di quanto poco sa rispetto allo scibile. Un uomo più vive e più si rende conto di quanto avrebbe potuto vivere ancora di più se avesse avuto più tempo.
Progetti futuri di cui poter parlare?
Ci sono tante cose in cantiere di cui vi parlerò sicuramente nella prossima intervista.