Vanessa Gasbarri ci parla di “Believe It!”

Vanessa Gasbarri ci parla di “Believe It!”

Intervista alla regista Vanessa Gasbarri che ci parla dello spettacolo di prossima messa in scena a Roma, “Believe It!”.

Incontriamo la regista Vanessa Gasbarri pronta a parlarci del progetto “Believe It!”, in scena dall’11 al 30 marzo al Teatro Sette di Roma.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Vanessa Gasbarri. Come ha preso forma il progetto “Believe It!”?
Insieme ad Alessandro Salvatori eravamo alla ricerca di un testo da portare al Teatro Sette, dopo essere andati in scena con lo spettacolo “Ben Hur”, ad opera di Gianni Clementi. Era necessario trovare un testo all’altezza dell’esperienza precedente e che fosse, soprattutto, inedito. A tornarmi alla mente, recentemente, un testo che mi ha proposto Roberta Skerl nel 2013, senza alcun bisogno di attualizzarlo, perchè già di per sé contemporaneo. Portarlo in scena è stato un atto di coraggio vista l’attuale crisi del teatro e la scelta folle di avere in scena sette attori…

Cosa ti ha colpito di più del testo di Roberta Skerl e quali emozioni ti ha dato?
“Believe It!” è un testo che lavora sui due binari, quello della commedia e della tragedia. È fondamentale lavorare su questo costante passaggio di linguaggio. Sono abituata a tutto ciò perché mi adopero spesso sui testi di Gianni Clementi o di Francesco Apolloni. A piacermi di più, in tal caso, l’analisi dei personaggi e i rapporti tra loro. Una famiglia in cui molti potranno riconoscersi e, al contempo, una famiglia lontana perché invece tanti di noi non vogliono affrontare problemi importanti e così emotivamente toccanti. Fare questo spettacolo mi ha dato la possibilità di approfondire emotivamente dei personaggi che altrimenti non avrei fatto, se si fosse trattato di una commedia classica.

Che tipo di reazione ti aspetti dal pubblico?
Ogni minima reazione rappresenterà una piccola, grande, sorpresa. Il pubblico, solitamente, dinanzi ad una tragedia tende ad empatizzare, a ridere, a partecipare, il tutto in un continuo alternarsi tra comico e drammatico.

Cosa manca al tuo percorso da regista e quali consapevolezze hai raggiunto con il passare del tempo?
Mancano tante cose! Mi piacerebbe fare I “Ragazzi di Via Panisperna”, specie in questo momento storico di uscita dal computer quantico. Mi piacerebbe anche rivalutare la possibilità di raccontare storie vere a teatro anche perché al cinema e in televisione avviene più spesso che a teatro. Nel frattempo ci si invecchia e quindi si inizia ad ottimizzare tutto ciò che prima sembrava importantissimo e difficile. In realtà diventa molto più fluido e molto più semplice e l’importante è mantenere viva la curiosità, il desiderio, la necessità di portare in scena qualcosa di interessante.

Progetti futuri?
Dal 14 al 16 aprile, sempre al Teatro Sette di Roma, andremo in scena con un testo scritto da Danny Bignotti. Un progetto di cui curerò la regia, per poter così parlare di una meravigliosa storia su Vincent Van Gogh e Paul Gauguin.

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