Ettore Tortorici

Ettore Tortorici: squadra forte e coesa per il Premio Donnafugata

Ettore Tortorici, giornalista e presentatore, ha visto nascere il Premio Internazionale Donnafugata, nel corso degli anni, e lo ha anche presentato.

Oggi è pronto a parlarci di come vivrà questa quarta edizione…

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Ettore Tortorici. Parliamo del Premio Internazionale Donnafugata da te condotto nelle tre precedenti edizioni. Cosa puoi dirci a riguardo sull’esperienza vissuta?
Sono stato al fianco di Francesco Bellia sin da quando il Premio Internazionale Donnafugata ha avuto inizio, sono da sempre il suo braccio destro. Nel tempo mi sono occupato della regia, della conduzione e del coordinamento tecnico.

Quali sensazioni sono legate a questa rinnovata collaborazione con il Donnafugata e quale ruolo ricoprirai quest’anno?
L’idea di portare un progetto di questa portata sempre più in alto mi rende certamente felice e fiero, specie dopo averlo visto nascere e crescere in questi primi tre anni. Il coinvolgimento di Peppe Zarbo come direttore artistico, tra l’altro, ha fatto sì che l’asticella potesse alzarsi ancor più. Io per primo sono stato felice di accogliere questa bella novità. Coordinerò, insieme al noto regista Rai Salvatore Romano, la regia della serata. Un ruolo che non mi dispiace affatto e che mi porterà ad acquisire ancora tanta esperienza.

Ettore Tortorici, quali sono a tuo avviso i punti di forza del Premio e quali novità, nei limiti del possibile, apporterete quest’anno?
Di forte abbiamo, come dicevo, la presenza di Peppe Zarbo nel ruolo fondamentale di direttore artistico dell’evento, che ha catapultato il premio in un circuito internazionale con la presenza di personalità legate anche al mondo del sociale e non solo. Inoltre, la sintonia che si è creata sin dal primo anno con Francesco Bellia e sono certo che saremo più che mai uniti anche in questa quarta edizione che apporterà ulteriore qualità alla manifestazione. Insomma siamo una squadra forte e ben coesa.

La Sicilia ti ha regalato i natali e, a tal proposito, quanto ritieni importante la possibilità di raccontare la storia di un luogo cosi bello, particolare, attraverso un premio ed il sociale?
Ben vengano i premi di questo genere perché aiutano la Sicilia a vivere di altri spunti e non di classiche cartoline. Attraverso uomini, mezzi e idee, i siciliani riescono piacevolmente ad esportare sempre qualcosa di bello e di importante. Poco dopo la creazione del premio Donnafugata hanno avuto vita altri premi similari, non dico che abbiano “copiato” il ‘nostro’, ma quasi. Ne parlo con piacere e senza nessuna forma di presunzione. Ciò che conta di più è che il nome di Palma di Montechiaro e della Sicilia in genere, vengano sempre più valorizzati.

Da giornalista, quale invito vorresti rivolgere ai nostri lettori affinché possano recarsi a Palma di Montechiaro per presenziare al Premio?
L’invito che posso estendere a tutti è quello di venire a Palma di Montechiaro non soltanto per il Premio in sè, ma soprattutto per la bellezza di questi luoghi e per la loro storia. Il Premio è soltanto un’ulteriore ciliegina che porta a comprendere che il turismo nelle zone di Agrigento è fondamentale. Un biglietto da visita attuato per far capire che questa terra è fatta da gente, uomini e idee che sanno, come pochi, raccontare la Sicilia.

Responsabile, a Catania, della TV Regionale, 7Gold, cosa puoi dirci a riguardo?
Si tratta di 7Gold Tele Rent ovvero della televisione regionale del circuito nazionale 7Gold. Personalmente parlo di sport e anche quest’anno condurrò “Penalty”, l’unico programma televisivo che parla di calcio dilettantistico, giunto alla sua quattordicesima stagione. Produco e conduco anche due programmi che partiranno nella prossima stagione televisiva, “Face to Face” e “B-Side”. Parleranno di arte, cultura, musica e varie.

Cosa non va in questo mondo di oggi, a tuo avviso?
È cambiato notevolmente! La scorsa settimana sono stato a Mazara del Vallo ad un evento artistico in cui, al suo interno, vi era l’esibizione di un cantante che conoscevo soltanto di nome. Un figlio di TikTok apprezzato da molti ragazzi che conoscevano bene la sua musica ed anche il suo auto-tune. Ciò che penso è che sia inutile e ingiusto mettere sull’altare ragazzi che dureranno una sola stagione. Costruiamo, piuttosto, un futuro sullo studio, su una reale attenzione, mettendo da parte la tecnologia e i social. Si diventa bravi e preparati soltanto in questo modo senza dover svendere, per forza di cose, l’arte.

Lascia un commento